DESCRIZIONE *
indicazioni sull'oggetto
Bassorilievo inserito entro cornice quadrata formata da motivo fogliato convergente al centro dei lati verso una rosetta, con grandi foglie poste agli angoli in posizione diagonale, sporgenti oltre il bordo della cornice. Al centro entro tondo si trova la Madonna con il Bambino. La Vergine porge al Bambino una sfera con la mano sinistra, mentre quella destra cinge il suo busto, spuntando oltre la schiena. Intorno al gruppo le teste di sette cherubini con ali aperte ad incorniciare i loro volti. Il Bambino solleva il braccio destro. Tutta la composizione appare compressa entro lo spazio ed assume un andamento circolare, enfatizzato anche dalle pieghe del manto della Madonna, cui fanno da contrasto sole le gambe del Bambino, inclinate verso sinistra. Lo sfondo del quadrato, lasciato libero dal bassorilievo, è rivestito di una lastra di marmo verde, che riprende quella degli oculi posti sotto i poggioli della pentafora.
NOTIZIE STORICO-CRITICHE
La posizione del bassorilievo sulla facciata di Palazzo Mantica fa supporre si tratti di un'aggiunta posteriore. Si ipotizza cioè che l'opera, attribuita a Carlo di Francesco da Carona, databile su base stilistica al 1520 ca., sia stata eseguita per una collocazione diversa ed inseguito collocata in facciata. Lo evidenzia l'ubicazione immediatamente sotto la pentafora tra le due finestre rettangolari, tagliando la fascia marcapiano, nonché l'incastonatura all'interno della parete. Difficile non notare poi il medesimo marmo verde dello sfondo del bassorilievo che riprende quello dei due loculi della finestra, materiale forse aggiunto in uno dei due elementi decorativi per ricercare un effetto d'unione. Non è possibile fissare il momento in cui l'opera è stata collocata sulla parete. Il suo inserimento può essere attribuito tanto all'epoca della costruzione del palazzo quanto al suo ampliamento settecentesco. L'unico dato certo è la menzione fatta da Fabio Di Maniago, autore della fondamentale opera “Storia delle belle arti friulane”, edita nel 1819, nel 1823 e in una terza edizione molto più tarda del 1999, che commentando il manoscritto del pittore Giovanni Battista de Rubeis del 1773, in cui sono elencate le pitture esistenti nella città di Udine, ne fa menzione ritenendole un’opera del '600, posteriore alla costruzione del palazzo.